Tatuaggio urbano



Su questo blog Kinéo studio vuole condividere le proprie idee più o meno grandi, i propri spunti, i propri riferimenti ed è per questo che vorremmo raccontarvi cosa è venuto fuori da una notizia di qualche tempo fa che ha rimesso al centro dell'attenzione la sopraelevata della Tiburtina.
Qualche tempo fa passando per Stazione Tiburtina, di ritorno dalle Marche, alzo gli occhi e do uno sguardo alla rinomata e ormai familiare presenza della sopraelevata. Qualche giorno dopo parlando con la nostra amica tatuatrice Cecilia, attraverso il suo sguardo teneramente cinico e urbano, si comincia a disquisire sulla decisione, arrivata dopo circa 20 anni, di abbatterla perché segno di degrado della città e di quel quartiere che affaccia molte finestre sulle sue corsie.



Intanto è ormai da 40 anni che è lì, quindi è diventato uno skyline molto caratterizzante e interessante, e poi dopo anni di progetti di Landscape Design di recupero (dalla Tate di Londra alla ancora più calzante High Way Park di NY, per similitudine) siamo qui ad abbattere? Perché? 

Cosa si va ad eliminare, oltre che piloni di cemento e la striscia di asfalto che passa sopra? 

Si va a cancellare il manufatto dell'Ingegno delle Infrastrutture anni '70, che preso dalla smania del progresso andava a far passare strade iper trafficate sotto la finestra della cucina di Fantozzi (sì proprio quella...). 
Magari non cancellare avrebbe voluto dire ricordarsi di non ripetere questi errori, presi dalla furia tecnologica (che prende sempre la mano alla specie umana a quanto sembra) e inoltre potrebbe essere stata un'occasione di riuso e di creazione di bellezza con ciò che c'è.

E ritornando alla nostra Cecilia: ci ricordava del fatto che la Critical Mass aveva organizzato una bella biciclettata pochi tempi prima (la Ciemmona) proprio per dire: facciamoci una pista ciclabile bellissima che congiunge la parte bassa della Prenestina alla alta di S.Lorenzo (WOW!). E si era riempito lo striscione di asfalto, di ciclist*: magnifica visione di bicicli di ogni tipo, tante cellule vive e colorate, dentro le vene di una città che si riapre al movimento del corpo e alla bellezza di paesaggi insoliti, a velocità umane.

Bè, su questa e con questa visione in testa, mi metto a disegnare come potrebbe essere e nasce un piccolo ritratto di questo posto, di questa location che ha del Blade Runner casareccio in quanto ha pezzi di città storici e popolari, traditional e mitici, mixati con architetture XX secolo, post moderne e anche contemporanee, banche riflettenti e stazioni ponte... insomma un bel fritto misto.

Può risultare difficile da digerire, ma fritto si mangia veramente tutto e con gusto. In realtà quello che è venuto fuori dalla tratto-pen assomiglia a uno schizzo che mi fa pensare al paesaggista e maestro conosciuto sui banchi di scuola, Yves Brunier, che sicuramente avrebbe apprezzato progettare una parte di città così strana.
Ho scoperto a posteriori, cercando su di lui per l'occasione, che è stato un inventore di personaggi per trasmissioni dedicati all'infanzia (cosa che mi era sconosciuta). Ma capisco di più la sua grande creatività che si affidava più che alla visione fredda e astratta, alla manipolazione di cartoni pitturati, di stoffe e di spessori fatti con gomma piuma. Forse la sua giocosità era un portato di questa sensibilità aperta, scherzosa, ma anche molto umana. Oltre questo disegno, dalle linee-percorso mentale più che ricordo, mappa e tatuaggio piuttosto che paesaggio, vorremmo condividere anche le sue visioni: grazie Yves Brunier e grazie a Cecilia che ci ha ispirato a immaginare questo piccolo pezzo urbano.


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