Umano vs. AI



È fantastico: scrollando sui principali social, ci sono tante proposte e opportunità. Occupandomi prevalentemente di comunicazione, mi viene mostrato questo o quell'altro corso di grafica pubblicitaria. 
Nonostante il mio ciclo di studi in questo ambito sia stato completato anni e anni fa, gli annunci pubblicitari a pagamento continuano a susseguirsi e mi domando dove l'algoritmo di questi social vada a parare: la così detta AI (Artificial Intelligence), assieme a chi pubblicizza questi corsi, che cosa mi sta offrendo? 

Sarebbe da comprendere cosa ormai venga inteso per grafica pubblicitaria, visto e considerato che i banner spesso si riferiscono ai software oggi in uso, quando invece la Grafica Pubblicitaria è un lavoro di concept legato alla parola, al segno e all'immagine: per intenderci, al linguaggio semiotico e per quanto mi concerne anche alla progettazione gestaltica. 

Se è pur vero che i software devono essere aggiornati e studiati durante tutto il ciclo della professione, più che i software, che sono la zappa, bisognerebbe far conoscere a chi si occupa di comunicazione, il terreno da solcare per sviluppare assieme al cliente il concept adeguato legato alla sua identità visiva, in contrapposizione alla progettazione grafica un tanto al chilo proposta da chi va a pubblicizzare corsi dove si diventa "macchinette macina-grafica" che ben presto potrebbero essere sostituite dalla ben più prestante AI, appunto. 

Dobbiamo pensare che il linguaggio della comunicazione visiva sia diventato talmente terra-terra che basta conoscere i software? 
Se fosse così, allora poveri noi! che ci stiamo diseducando alle Teorie della Comunicazione Visuale di Canevacci, alle Teorie del Campo di Marcolli, al Trattato di Semiotica generale di Eco, etc. 

C'è ancora qualcuno là fuori che utilizza il concept come strumento di progettazione? 
Il fine del designer non dovrebbe essere risolvere problemi legati alla comunicazione e all'estetica legata ad essa? 
Il grafico pubblicitario non dovrebbe occuparsi di creare una veste adeguata ai tempi per il prodotto del cliente? 
Ci stiamo dirigendo forse verso una non-comunicabilità della comunicazione visuale dove il linguaggio è limitato dalla sfida alla stupidità piuttosto che da quella all'intelligenza del comunicare? 

Eppure, riflettendo bene, l’AI non può essere in grado di sviluppare quei processi creativi dove la tecnica è lo strumento per definire concept sviluppati con l'intelligenza, lo studio, la passione per l'artigianalità che ha sempre contraddistinto il lavoro del designer pubblicitario cioè l’umano - restante umano nella Comunicazione Visuale. 

Il lavoro di concept quindi non è sostituibile né dal software di turno né dall'algoritmo: il lavoro di concept è frutto dell'intelletto e del ragionamento umano ma soprattutto dell’umanità e di tutto quello che ne deriva appunto. 

Salviamo il lavoro umano dalla mediocrità e dalla piattezza della perfezione che viene declamata dall'Intelligenza Artificiale.
Dall'imperfezione umana escono fuori Linguaggi e Concept unici e irripetibili per individui unici quali sono gli esseri umani. 

Diffidiamo dalle imitazioni e dalla riproducibilità tecnica anche se altamente intelligente: anche questo è un modo per valorizzare e salvare l’Umanità.

Gianluca Natanti

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